Per non dimenticare il valore della libertà
Dopo le giornate festive di Pasqua molti sono impegnati a organizzare la gita fuori porta in occasione del 25 aprile, complici le belle giornate primaverili e la voglia di tornare a stare all’aria aperta.
Ma cosa si festeggia in questo giorno?
Il 25 aprile si celebra la festa della Liberazione dell’Italia dal nazifascismo e la fine della guerra.
L’istituzione del 25 aprile come “festa nazionale” fu opera dell’allora Primo ministro Alcide de Gasperi in accordo con re Umberto I.
La festa, seppur ufficiosamente ricordata già dal 1946, entrò ufficialmente in vigore nel 1949 con la legge 269.
Come avvenne la liberazione dell’Italia dalle truppe nazifasciste?
Si realizzò su più fronti e in tempi diversi, iniziando dal Sud (dalla Sicilia) dove il 3 settembre 1943 venne siglato segretamente nella frazione di Cassibile, in provincia di Siracusa, un accordo con il quale il Regno d’Italia avrebbe dovuto cessare senza condizioni le ostilità nei confronti delle Forze alleate che, dal 9 luglio, avevano già occupato la Sicilia.
I firmatari furono il generale Walter Bedell Smith, delegato dal generale americano Dwigth Eisenhower, e il generale italiano Castellano.
La stipula di tale accordo rimase segreta fino all’8 settembre 1943 quando ne fu fatto pubblico annuncio prima attraverso Radio Algeri da parte dello stesso Eisenhower e, dopo un’ora, attraverso i microfoni dell’EIAR da parte del Primo ministro Badoglio con le seguenti parole: «Il governo italiano, riconosciuta l’impossibilità di continuare l’impari lotta contro la soverchiante potenza avversaria, nell’intento di risparmiare ulteriori e più gravi sciagure alla Nazione ha chiesto un armistizio al generale Eisenhower, comandante in capo delle Forze alleate anglo-americane. La richiesta è stata accolta. Conseguentemente, ogni atto di ostilità contro le Forze anglo-americane deve cessare da parte dell’esercito italiano in ogni luogo».
La liberazione iniziò perciò dal sud in direzione centro Italia e richiese tempo: Assisi, per esempio, vide la fine del dominio nazifascista il 17 giugno 1944 ma ci vollero altri lunghi mesi prima che anche il settentrione fosse liberato grazie ai movimenti di resistenza e ai Comitati di liberazione nazionale sorti nelle principali città.
Il 25 aprile 1945 è quindi considerata la data in cui anche nel nord Italia si vide terminare completamente il controllo esercitato dal nazifascismo.
Lo storico greco Erodoto scrisse: «In pace i figli seppelliscono i padri mentre in guerra sono i padri a seppellire i figli».
Durante il secondo conflitto mondiale furono tanti, troppi, i padri e le madri che nella nostra nazione seppellirono i propri figli e piansero sulle loro tombe o presso memoriali dedicati ai militi ignoti. Enorme fu il tributo di guerra pagato dall’Italia e dagli italiani in termini di vite umane uccise, deportate o disperse in guerra ma anche di città bombardate e distrutte, di campagne devastate e di costi bellici sopportati.
Ripensando a quei tragici anni di guerra ci si rende conto che troppo spesso siamo in grado di apprezzare valori fondamentali come quello della libertà solo quando li perdiamo; nel caso del 25 aprile abbiamo dovuto pagare un prezzo altissimo per conseguire la fine del regime nazifascista.
Cogliamo quindi l’occasione offerta dalla festa per ricordare la nostra storia e per sentirci grati di essere cittadini liberi, perché per ottenere questo molti hanno pagato con la vita o con sforzi e sacrifici enormi.