Intervista a Olimpia Galiberti, studentessa di giurisprudenza italo-francese già laureata in Francia e laureanda in Italia
La discussione in Senato del disegno di legge Zan si è arrestata in fretta e ora aspettiamo tutti di scoprire quale sarà l’esito di questa tanto attesa e dibattuta analisi.
Vediamo insieme a Olimpia Galiberti l’iter del ddl Zan e soprattutto cerchiamo di comprendere cosa aspettarci a settembre quando riprenderanno le discussioni in Senato.
Marta: «Sappiamo che il ddl Zan è un disegno di legge di iniziativa parlamentare. Cosa significa e quando e come nasce questo disegno di legge?».
Olimpia: «La proposta di legge Zan è stata di iniziativa parlamentare, ciò significa che un parlamentare (in realtà più di uno perché i proponenti sono Zan, Scalfarotto, Boldrini e molti altri) il 2/5/2018 ha presentato questa proposta di legge alla Camera ed è rimasta lì fino al 7/10/2019. Quando una proposta di legge viene presentata all’Assemblea, prima della discussione è sottoposta all’analisi di commissioni parlamentari che si occupano di tematiche precise e in questo caso è stata assegnata alla Commissione Giustizia il 7/10/2019. Dopo la conclusione dell’iter d’esame in commissione che è terminato il 30/07/2020, il 3/8/2020 è iniziata la discussione in aula e il 4/11/2020 la proposta era già stata approvata, quindi l’approvazione alla Camera si è svolta in tempi molto rapidi. Il giorno seguente, il 5/11/2020, la proposta è passata all’analisi del Senato».
Marta: «Facciamo una precisazione ricordando che in base al nostro ordinamento qualsiasi proposta di legge dev’essere approvata da entrambe le Camere, quindi dalla Camera dei deputati e dal Senato; in particolare lo stesso testo di legge dev’essere approvato da entrambe. E questo ci fornisce già un presagio di quello che potrebbe accadere se al Senato il testo del ddl Zan, così com’è scritto oggi, non venisse approvato per intero, giusto?».
Olimpia: «Esatto, ci arriviamo subito perché questo è il punto più importante. Dopo il 5/11/2020 il testo, modificato alla Camera perché il ddl originale era composto da due articoli soltanto, viene sottoposto all’ulteriore studio della Commissione Giustizia del Senato. La revisione inizia e secondo quanto detto dal presidente della commissione, il sen. Ostellari, i lavori veri e propri non sono cominciati immediatamente nel novembre 2020, quando la proposta è arrivata in Senato. Il senatore ha infatti riferito che l’iter è stato effettivamente avviato nel maggio 2021, che è durato tre mesi per arrestarsi quindi bruscamente nel luglio 2021. Durante le audizioni circa centosettanta specialisti, fra educatori, ex-ministri, professori, costituzionalisti, penalisti e affiliati ad associazioni varie, hanno presentato la loro visione sul testo di legge (ciascun senatore appartenente a un partito politico può proporre gli esperti da audire quindi sono stati ovviamente ascoltati pareri pro e contro). Questo è il lavoro fondamentale che deve sempre precedere l’approvazione di una legge. Il presidente Ostellari si è lamentato fra l’altro che l’iter in commissione non sia mai giunto al suo termine procedurale. Si è chiesto infatti agli aventi diritto al voto di andare a votare la legge interrompendo bruscamente le audizioni in corso e saltando i lavori in commissione costituzionalmente garantiti e necessari. Ricordiamo che i pareri avanzati sono stati molti e tante sono state le problematiche tecnico-giuridiche emerse».
Marta: «Com’è scritto in un libro famoso (Proverbi 11:14): “La salvezza sta nel gran numero dei consiglieri”, corretto?».
Olimpia: «Esattamente! Le problematiche venute a galla erano connesse principalmente all’ideologia Gender che il ddl vuole portare nelle scuole, pensiamo per es. all’art. 7. La volontà di tutelare ogni persona da atti violenti è emersa ed è stata appoggiata da ogni parte politica: ne è dimostrazione la proposta di un testo di legge, che si chiama atto-senato 2205 (a.s. 2205), volto a “pulire” il ddl Zan dall’ideologia Gender e mirato solo a preservare da ogni forma di discriminazione. Tuttavia questo a.s. non è praticamente mai stato discusso. A questo punto si è chiesta la famosa calendarizzazione ed è stato domandato che il testo saltasse l’esame della Commissione Giustizia e andasse direttamente alla discussione. Capite che è una decisione molto forte perché significa passare alle votazioni senza permettere alla Commissione Giustizia di stilare la propria redazione finale che tiene conto delle audizioni degli esperti. È stato tolto il ruolo garantista della Commissione Giustizia».
Marta: «Potrebbe essere stata una scelta politica conseguente fra l’altro alle innumerevoli problematiche emerse in Commissione?».
Olimpia: «Certamente, è sempre una scelta politica. Infatti cos’è successo in seguito? Si è tentato un tavolo politico con i capigruppo dei partiti di maggioranza e si è cercata una mediazione perché si era già visto quanto questo testo di legge fosse sia problematico sia divisivo a livello politico e sociale. Il tavolo politico è durato una mattinata e poi è saltato. Il pomeriggio stesso del 5 luglio 2021 si è subito votata la calendarizzazione ed è stato avviato il procedimento di discussione al Senato, iniziato con il voto sulle pregiudiziali di costituzionalità (che valuta la compatibilità del testo di legge con la Costituzione italiana). A maggioranza, passato con poco più di dodici voti di scarto, il disegno di legge è stato approvato a livello costituzionale.
Marta: «La cosa assurda è che il ddl è stato approvato costituzionalmente senza tener conto delle audizioni di costituzionalisti esperti che in Commissione Giustizia avevano invece rilevato e fatto emergere alcuni problemi a livello costituzionale».
Olimpia: «Sì, si è trattato di un puro voto politico. Le grandi leggi che hanno apportato cambiamenti in Italia sono sempre state il frutto di tanto lavoro e di discussioni approfondite; solo così si può pensare di trovare un testo che rappresenti democraticamente tutti. L’iter di discussione in Senato dello scorso luglio 2021 è continuato con il voto sulla sospensiva che non è passata per un voto. Votare una sospensiva significa scegliere di rinviare il testo all’analisi della Commissione e per un voto di differenza il ddl Zan non è tornato all’esame della Commissione Giustizia. La settimana successiva, la terza del luglio 2021, si è votato il calendario dei lavori del Senato e si è data la precedenza ad altri decreti più urgenti (riguardanti principalmente le tematiche connesse al Covid-19). Dopo la sospensiva bocciata per un solo voto, i gruppi che credevano di avere la maggioranza corrono ai ripari preferendo rinviare la discussione a settembre».
Marta: «A settembre cosa dobbiamo aspettarci, quindi?».
Olimpia: «A settembre riparte la discussione. Prima della sospensiva sono state presentate delle proposte di modifica al testo per un totale di quasi mille emendamenti: n. 672 dal partito Lega, n. 127 dal partito Fratelli d’Italia, n. 134 dal partito Forza Italia, n. 4 dal partito Italia Viva. Ciò che è sempre emerso fin dall’inizio è l’assenza della volontà di trovare un accordo ed è evidente soprattutto che da parte delle forze politiche che hanno proposto il ddl vige la presa di posizione del “prendere o lasciare”».
Marta: «La volontà di trovare un compromesso non c’è e non si può ignorare che se il nostro ordinamento prevede un iter specifico per approvare una legge un motivo ci sarà: possiamo dire che sia lungo e burocratico ma non che non sia garantista».
Olimpia: «Il bicameralismo è a garanzia di un iter di formazione di leggi che possano rappresentare tutto il popolo italiano. Quindi per rispondere alla tua domanda su cosa succederà a settembre sicuramente il ddl sarà discusso emendamento per emendamento e le soluzioni sono due: o verranno respinti tutti gli emendamenti e il testo passerà così com’è oppure se si approvasse anche un solo emendamento il testo sarà modificato e quindi tornerà alla Camera per essere nuovamente approvato. A settembre scopriremo, forse, come si concluderà l’iter di uno dei disegni di legge più discussi degli ultimi anni. Una cosa è certa: se ha diviso a metà la politica, le Camere e la società, un motivo c’è e va considerato. Una legge che rappresenta solo il 50% del popolo italiano non dovrebbe essere approvata».