L’Italia è una Repubblica democratica 

Chi è genitore, nonno o zio si sarà già trovato a dover rispondere alla domanda di qualche bimbo durante la famosa fase dei perché: «Perché il 2 giugno è festa?».
Chi oggi è un nonno di quelli che ancora vivono l’atmosfera post guerra mondiale saprà raccontare l’emozione vissuta nel lontano 2 giugno 1946.
I lettori più giovani invece forse percepiranno questo avvenimento storico come distante.
Eppure i nostri nonni e bisnonni quel giorno si recavano alle urne a decidere, con coraggio, il nostro destino. Loro, consapevoli delle conseguenze che un’altra dittatura avrebbe portato all’Italia, non ci hanno voltato le spalle. Hanno pensato a noi e ai nostri figli. Hanno creduto nella nostra capacità di prendere l’Italia per lo stivale, di togliere i sassolini e di renderla un Paese nuovo.

Nei giorni 2 e 3 giugno 1946 gli italiani furono chiamati a votare per scegliere come forma di governo la monarchia (rappresentata in quel momento da Umberto II di Savoia) o la repubblica. Si respirò aria di democrazia e l’esito della votazione lo conosciamo e soprattutto lo viviamo ogni giorno.
Ma qual è stato l’impatto di quella scelta? Due anni dopo entrava in vigore la Carta costituzionale. Finalmente tutti quei diritti e quelle libertà di cui si sentiva parlare erano stati scritti e non in un documento qualunque bensì nella Costituzione che a tutt’oggi è in cima alla piramide della gerarchia delle fonti legislative del nostro ordinamento. Ciò significa che nessuna norma, a partire da un regolamento regionale fino a giungere a un’importante legge nazionale, può violare i princìpi costituzionali.
Un posto da primato quello conquistato dalla nostra Costituzione!
Al suo interno si racchiude l’elenco dei princìpi fondamentali e dei diritti/doveri di ogni cittadino che sono inviolabili: nessuna persona che abbia autorità di legiferare può decidere in senso contrario a questi articoli.

La Costituzione è l’anima di un popolo e di una nazione: è il frutto delle battaglie civili, delle guerre e delle sofferenze. L’articolo XII delle disposizioni transitorie e finali ne è un esempio: «È vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista». Si tratta in effetti di una tutela contro un “trauma” che ha segnato la storia dell’Italia.
Ecco perché le Costituzioni non sono intercambiabili ma cucite addosso a ogni Stato. La Costituzione diede la direzione che l’Italia avrebbe percorso da quel momento in poi e fu così compiuta una delle scelte più radicali che un popolo possa affrontare. Si percepisce la volontà di suggellare il premio vinto in questa battaglia dalle parole che i padri della Costituzione, forse per paura di perdere quanto conquistato, hanno utilizzato nel primo articolo: «L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione».
Immaginiamo gli occhi lucidi degli italiani increduli: mai più ingiustizie? Mai più dittature? Mai più libertà fondamentali calpestate in nome dell’esercizio di un altro diritto?
Cari nonni, grazie a voi il sogno utopistico che molti coltivavano può diventare realtà; ma la strada è ancora lunga.
Sta a noi tener alta la bandiera che con sudore e fatica avete conquistato.
Quindi sì, buon 2 giugno e se un bambino oggi ci chiederà le motivazioni di questa festa potremo rispondere insieme: la celebriamo per dire grazie ai nostri nonni e alle nostre nonne che quel giorno hanno avuto coraggio e hanno scelto per noi ancora prima di conoscerci.

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