La cristianofobia esiste davvero?
Secondo l’OSCE (Office for Democratic Institutions and Human Rights) nel 2019 sono stati registrati 71 incidenti d’odio di matrice anticristiana in Italia.
71 episodi di intolleranza cristiana in 365 giorni! Sono numeri che possono anche non turbare i sonni dei più ma se osserviamo la risonanza mediatica e l’impegno politico della società nel tutelare, sempre secondo l’OSCE, le cinquantuno vittime di intolleranze di matrice omofoba qualcosa non torna!
La classifica 2019 purtroppo continua con ben 141 episodi di antisemitismo, 105 con base razzista e xenofoba, 5 contro musulmani, 22 nei confronti di Rom e di Sinti, 4 contro persone disabili e 5 a sfondo sessuale.
Vien da sé che se ammettiamo e riconosciamo i problemi di intolleranza xenofoba e di genere dobbiamo prendere coscienza che il cristianesimo è pesantemente nel mirino dei violenti e degli intolleranti e ciò ha un nome: cristianofobia.
Cristiani e cristianesimo non solo vengono violati nei luoghi di culto, non ricevono unicamente minacce verbali e violenze fisiche ma stanno subendo, politicamente e ideologicamente, un forte e ostinato ridimensionamento della libertà di espressione in nome della pluralità di espressione. Quello in cui crediamo, la Parola di Dio, il suo ordine e le sue priorità sono diventati un inciampo sociale, un elemento scomodo e sgradevole da circoscrivere, da ghettizzare e da far andare dietro la lavagna con le orecchie da asino come esempio negativo; bizzarro davvero, oggi nessuno sembra ricordare come Gesù stesso iniziò a diffondere e attuare la politica delle pari opportunità!
Per comprendere il titolo di questo articolo, bisogna porsi una domanda: come reagire a queste discriminazioni?
Principalmente abbiamo bisogno di fuggire dalla pigrizia e dall indurimento del nostro cuore che troppo spesso troppo spesso ci allontana da Dio e dalle sue priorità, che non ci permette di formulare la semplice domanda: cosa farebbe Gesù al mio posto? E di comportarci di conseguenza.
Io me lo immagino Gesù oggi, attaccato, discriminato, insultato e malmenato come lo era 2000 anni fa, rispettoso delle cose del Padre, capace di dare spiegazioni quando veniva mal interpretato e di chiedere conto al suo molestatore quando percosso ingiustamente ma soprattutto concentrato e attivo nell’immenso incarico che aveva: fare il bene e farlo bene.
Questa è la risposta alla domanda!
Quindi sì, siamo discriminati!
La cristianofobia aumenta e aumenterà; prenderne consapevolezza ci è solo di aiuto, nel frattempo chiediamo che i nostri diritti siano rispettati dai provocatori che offendono il nostro Dio e la nostra fede attraverso immagini, testi, musiche, performance contenenti le volgarità di cui sono capaci; continuiamo a chiedere che il diritto di espressione sia garantito e libero, non soggetto al comune pensiero dominante inscatolato nei suoi paradigmi.
Ora che siamo consapevoli, però, c’è bisogno di fare un cambio di rotta e alzare lo sguardo, non sarà la società a farlo ma è compito nostro.
Si prospettano immense opportunità per fare il nostro lavoro e farlo bene: se sei un imprenditore, investi in strutture e attività per ricevere i sempre più numerosi tossici e alcolisti offrendo un ottimo percorso di recupero preparati al meglio per accogliere e aiutare i delusi, i traditi e i feriti (nell’animo e nei sentimenti) dalle promesse delle culture gender-free; crea istituti e scuole private per garantire un’istruzione seria e contestualizzata.
Se il lavoro non sarà garantito probabilmente la nostra terra di Goscen diverrà quella dei consorzi privati di coltivatori e allevatori che creeremo.
Comunque la si veda e qualunque dono abbiamo ricevuto avremo molto lavoro da fare prima che il Re torni e che i tempi si concludano, che veniamo discriminati o no.